
I ragionamenti sulla Cultura come risorsa per la Salute sono presenti da almeno un paio di decenni nelle prospettive di sviluppo e nelle linee di azione dei musei per via di una crescente consapevolezza che la partecipazione alle attività culturali e alle pratiche di creatività sono fattori che influiscono sul miglioramento della salute e sul benessere fisico, psicologico e sociale delle persone, a ricomprendere anche la salute mentale. Ciò è ritenuto vero per il tutto il ciclo della vita, dal periodo perinatale alla prima infanzia e adolescenza per quindi proseguire fino a sostenere un invecchiamento attivo e socialmente gratificante. Si è riconosciuto infatti che nei luoghi della cura, della cultura e della quotidianità, i benefici della partecipazione culturale si esprimono nella promozione della salute, nella prevenzione, nei percorsi di gestione e della cura di patologie e disabilità. Si tratta di argomenti che hanno visto i musei, in quanto luoghi della cultura ma anche in quanto “musei diffusi” operanti in modo pervasivo sul territorio, assumere progressivamente un ruolo significativo e rilevante da svolgere per la salute e il benessere delle persone e delle comunità. Oggi possiamo dire che questo concetto è ampiamente accolto e il tema dell’accessibilità dei musei, nelle sue diversissime componenti, da quella fisica a tutto lo spettro sociale e di relazione con il “cultural welfare”, è uno tra gli ambiti di più forte sviluppo e di dinamicità tra le diverse anime che alimentano la costante ricerca di senso dei musei. Il caso italiano rientra sicuramente tra i best performer a livello internazionale.
Questo percorso dei musei si è svolto in relazione con ambiti di ricerca e di pratica che negli anni hanno progressivamente portato a riconoscere l’effettiva connessione tra arte e benessere. Se la stessa Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU del 2015 richiama a questi orizzonti. Ma il riferimento più significativo proviene dalla posizione assunta nel 2019 dall’OMS-Organizzazione mondiale della Sanità della Regione Europa. Questo proposito si cita la ricerca , What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being? A scoping review, un amplissimo rapporto che fornisce dimostrazioni sperimentali ricavate da un amplissimo elenco di casi.
L’insieme di queste funzioni sono ora ricondotte al termine Welfare culturale, ben precisato in una specifica voce a cura di Annalisa Cicerchia, Alessandra Rossi Ghiglione, Catterina Seia[1], nella “nostra” Enciclopedia Treccani. Qui si dice che il Welfare culturale indica un nuovo modello integrato di promozione del benessere e della salute e degli individui e delle comunità attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale. In questa precisa e avanzatissima definizione, il Welfare culturale si fonda sul riconoscimento, sancito anche dalla citata Organizzazione mondiale della sanità,” dell’efficacia di alcune specifiche attività culturali, artistiche e creative, come fattore:
- di promozione della salute in ottica biopsicosociale e salutogenica, anche legato all’acquisizione di abilità di coping[(far fronte alle cose) e sviluppo delle life skill (competenze);
- di benessere soggettivo e di soddisfazione per la vita, in forza dei suoi aspetti relazionali, e potenziamento delle risorse (empowerment) e della capacità di apprendimento;
- di contrasto alle disuguaglianze di salute e di coesione sociale per la facilitazione all’accesso e lo sviluppo di capitale sociale individuale e di comunità locale;
- di invecchiamento attivo, contrasto alla depressione e al decadimento psicofisico derivante dall’abbandono e dall’isolamento;
- di inclusione e di empowerment per persone con disabilità anche gravi e per persone in condizioni di marginalizzazione o svantaggio, anche estrema (ad esempio, senza fissa dimora, detenuti, ecc.);
- complementare di percorsi terapeutici tradizionali;
- di supporto alla relazione medico-paziente, attraverso le medical humanities e la trasformazione fisica dei luoghi di cura;
- di supporto alla relazione di cura, anche e soprattutto per i carer non professionali;
- mitigante e ritardante per alcune condizioni degenerative, come demenze e il morbo di Parkinson.”
Parlare di attività artistiche e culturali implica la combinazione di una pluralità di componenti tutte riconosciute come capaci di promuovere la salute quali: la sollecitazione della percezione estetica, l’immaginazione, l’attivazione sensoriale, lo stimolo di stati emozionali e di impegno cognitivo. In dipendenza dalla sua specificità, l’attività artistica e culturale può promuovere l’interazione sociale, l’attività fisica, il contatto con i temi della salute e l’interazione con i luoghi di cura, mentre gli ambiti “culturali e artistici” che rispondono a questi caratteri, con ampie sovrapposizioni e integrazioni ricomprendono le arti performative, le arti visive e il design, la letteratura, le più recenti attività digitali e on line e infine la cultura, con il grande ambito costituito dalle attività eseguibili nei contesti museali. Su tutto, e posta centro dell’intera progettualità, le riposte al coinvolgimento all’azione in contesto artistico culturale in termini psicologici, fisiologici (come i citatissimi casi di risposte ormonali, l’incremento delle funzioni immunitarie e una più rilevante reattività cardiovascolare), sociali (con l’importantissimo contrasto alla solitudine e all’isolamento) e comportamentali.
Nell’ambito di questo grande movimento dedicato a precisare e sviluppare pratiche di benessere su base culturale va segnalato, e non come inciso secondario, la recente nuova definizione di Museo, approvata nell’agosto 2022 dall’ ICOM International Council of Museums la quale recita, per i temi che qui interessano che, …aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze. Anche seguendo quanto prodotto da un gruppo di lavoro partecipato dai principali gruppi di riflessione e pratica che operano in termini di Welfare culturale a livello nazionale (www.ccw.it), per quanto precisato nella nuova definizione, rientra a pieno titolo nei compiti dei musei la funzione di migliorare il benessere e la qualità della vita dei cittadini in un quadro di equità sociale, partecipando alla generazione di risposte integrate, sistematiche e sistemiche tra i mondi Cultura e quello Socio-sanitario.
Per questo motivo è opportuno dedicare attenzione all’attuazione di policy e accordi per consolidare ed evolvere a livello strutturale sui territori e a livello governativo le progettualità attualmente in essere le quali hanno oramai superato il livello di sperimentalità e affermato la loro efficacia. Che ci si dedichi a portarle a livelli di consistenza formale in termini di protocolli con i diversificati stakeholder operanti nella relazione cultura – salute. Che infine si insista nella individuazione di risposte mirate alla generazione di servizi trasversali per individui e comunità per sostenere processi di ridisegno dei rapporti tra il welfare culturale e i luoghi e gli ambiti della cultura – i primis i musei – e la sanità territoriale.
Si conclude prendendo voce come ICOM-Italia. Questo osservatorio che riguarda oltre 3000 professionisti operanti nelle strutture museali italiane sta registrando una fortissima focalizzazione sul tema della accessibilità così come descritta in termini di Cultural Welfare. Ciò osservato, ICOM- Italia si impegna per facilitare lo scambio informativo, l’approfondimenti e la formazione dei professionisti della cultura e della pratica museale per qualificare sempre più il proprio ambito italiano su questi temi affinché cultura e salute divengano attori di una relazione di progetto e di attività sempre più virtuosa.
[1] Si osservi a questo proposito anche il sito del Cultura Welfare Center (www.culturalwelfare.center)
Michele Lanzinger. Presidente ICOM – Italia e Direttore MUSE Museo delle Scienze