
Raffaella Longo
Terapista della Riabilitazione Psichiatrica, UOSD Disturbi del Comportamento Alimentare ASL Roma1
I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA) rappresentano una sfida sanitaria complessa, caratterizzata da un intreccio di fattori biologici, psicologici e sociali. Condizioni come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da binge-eating colpiscono milioni di persone nel mondo, portando con sé gravi conseguenze per la salute fisica e mentale. Per affrontare questa complessità, la riabilitazione dei DNA non può limitarsi ai soli aspetti comportamentali, ma deve considerare l’intero spettro delle difficoltà cognitive ed emotive che i pazienti sperimentano.
Accanto alle terapie consolidate, come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT-E) e la Terapia Basata sulla Famiglia(CBT) per l’Anoressia Nervosa in adolescenza, negli ultimi anni si sono sviluppati approcci innovativi. Tra questi, spiccano il protocollo di Terapia di Riabilitazione Cognitiva (CRT), il Training delle Abilità Emotive (CREST) e l’uso della Realtà Virtuale (RV). Questi interventi mirano a risolvere problematiche specifiche, come la rigidità cognitiva, le difficoltà emotive e la distorsione dell’immagine corporea, offrendo nuove possibilità di trattamento.
Molti studi hanno evidenziato che i pazienti con DNA presentano specifiche caratteristiche cognitive, come un pensiero rigido e inflessibile e un deficit nella coerenza centrale (Treasure et al., 2015). L’inflessibilità cognitiva si manifesta come difficoltà nel modificare le risposte in base agli stimoli che cambiano e ciò si traduce con una forte difficoltà nell’adattamento, nel cambio di prospettiva o nel cambio delle strategie di pensiero, mentre il deficit di coerenza centrale porta a concentrarsi sui dettagli a scapito della visione d’insieme, influenzando tra le altre cose la percezione del corpo e del cibo. Per rispondere a queste difficoltà, la Terapia di Riabilitazione Cognitiva (CRT) si è dimostrata un intervento utile poiché si concentra sul miglioramento delle capacità cognitive attraverso esercizi specifici e riflessioni metacognitive.
Il protocollo CRT prevede esercizi pratici di flessibilità cognitiva, come ad esempio, giochi di logica o attività che richiedono di adattarsi a nuove regole, come cambiare strategia in base a uno stimolo diverso; a questo segue una riflessione metacognitiva, in cui paziente e terapeuta discutono le strategie cognitive utilizzate ed esplorano alternative più efficaci; in ultimo, il terapeuta invita il paziente a fare dei parallelismi con la sua vita quotidiana con l’obiettivo di aiutare il paziente a trasferire queste nuove abilità nella sua vita, migliorando di conseguenza la gestione dei problemi contingenti. La CRT non agisce direttamente sui sintomi alimentari, ma aiuta a migliorare aspetti che possono ostacolare il trattamento, come la scarsa aderenza e la resistenza al cambiamento (Tchanturia et al., 2014). Inoltre, favorisce lo sviluppo di abilità di coping più efficaci, migliorando la qualità della vita dei pazienti. Accanto ai deficit cognitivi, i pazienti con DNA mostrano spesso difficoltà nella gestione delle emozioni. Queste difficoltà, legate anche alla precoce insorgenza del disturbo, includono il riconoscimento e la regolazione delle proprie emozioni, così come la comprensione di quelle altrui (Harrison et al., 2009). Il protocollo CREST (Cognitive Remediation and Emotion Skills Training) integra gli esercizi cognitivi della CRT con un focus specifico sulle emozioni. Questo approccio aiuta il paziente a riconoscere le emozioni, identificando i segnali emotivi interni e dando loro un nome, a gestire le emozioni, a porre l’accento sulle emozioni positive mediante l’allenamento con tecniche specifiche e , infine, a migliorare la capacità di comprendere le emozioni altrui. Il training può avere un impatto positivo sulla disregolazione emotiva e comportamentale, riducendo nello specifico comportamenti disfunzionali, come restrizioni, abbuffate o condotte di compenso. Il protocollo CREST può rafforzare l’efficacia della CRT, fornendo al paziente strumenti cognitivi ed emotivi per affrontare le sfide quotidiane.
A questi approcci ormai diffusi, negli ultimi anni sta emergendo uno strumento terapeutico innovativo, la realtà virtuale (RV), rivoluzionaria nel trattamento dei DNA. Questo strumento permette ai pazienti di immergersi in ambienti virtuali realistici, progettati per affrontare paure e difficoltà in un contesto protetto. La RV crea un senso di “presenza” che consente ai pazienti di vivere esperienze simulate ma altamente coinvolgenti (Riva, 1999). Questo approccio è stato utilizzato in diverse aree terapeutiche, tra cui il disturbo dell’immagine corporea in cui, attraverso l’uso di avatar, i pazienti possono confrontarsi con una rappresentazione realistica del proprio corpo, correggendo distorsioni percettive. Ad esempio, esercizi come “passare attraverso una porta” aiutano a ridurre la sovrastima delle dimensioni corporee, l’esposizione ai cibi fobici, in cui avviene la presentazione di cibi virtuali con monitoraggio delle reazioni emotive elicitate e uso di tecniche di desensibilizzazione atte a ridurre gradualmente l’ansia associata al cibo, così come la simulazione di situazioni sociali ansiogene, come supermercati, ristoranti o stare in costume, possono aiutare i pazienti ad allenarsi all’esposizione. Uno dei principali vantaggi della RV è la possibilità di creare ambienti personalizzati, adattati alle esigenze specifiche del paziente offrendo un ambiente protetto. Studi recenti hanno evidenziato che la RV, inducendo reazioni emotive, cognitive e comportamentali simili a quelle generate da situazioni reali, potrebbe diventare un utile strumento sia terapeutico che diagnostico (Ferrer-Garcia et al., 2015; Pla-Sanjuanelo et al., 2015). L’introduzione di tecniche innovative come la CRT, il CREST e la realtà virtuale (RV) ha consentito un importante sviluppo delle pratiche riabilitative nella cura dei DNA. Questi approcci offrono nuove possibilità per affrontare le sfide cognitive ed emotive dei pazienti, migliorando l’efficacia del trattamento e promuovendo un recupero duraturo.
Riferimenti bibliografici
- Ferrer-Garcia, M., et al. (2015). Virtual Reality for Enhancing the Control of Food Intake in Eating Disorders: A Review. Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking.
- Harrison, A., et al. (2009). Emotion recognition and regulation in anorexia nervosa. Clinical Psychology & Psychotherapy.
- Pla-Sanjuanelo, J., et al. (2015). Food-related stimuli in virtual environments elicit similar responses to those in the real world. Appetite.
- Riva, G. (1999). Virtual Reality as Assessment