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INTERVISTA ALLA DOTT.SSA MARIAROSARIA BARBERA

a cura dei volontari del Servizio Civile Universale UOSD LABORATORIO MUSEO DELLA MENTE

Sofia Cusumano, Alessandra Guarnaccia, Giovanni Matera, Marta Paolucci

 

 

Questa intervista nasce in seguito al seminario Costruire l’abitare, tenutosi il 30 novembre 2023 presso la Sala Basaglia del padiglione 26, per approfondire alcune tematiche con la dott.ssa Mariarosaria Barbera.

d – Quali sono le caratteristiche che gli utenti devono avere per accedere al progetto ADP?

r – Sono persone affette da patologie gravi, come disturbi dello spettro schizofrenico o della personalità, che hanno già svolto un percorso riabilitativo e hanno acquisito una buona stabilizzazione clinica che le rende in grado di vivere in una situazione alloggiativa autonoma. Inoltre devono essere consapevoli della loro malattia ed accettare la terapia farmacologica. Spesso provengono da strutture residenziali psichiatriche a gestione diretta del DSM e una volta stabilizzati vengono inseriti nel percorso ADP, in modo da offrire loro un’abitazione definitiva al di fuori del contesto sanitario.

d – Chi e in che modo presta assistenza agli utenti ADP?

r – Viene prestata assistenza sia da operatori della ASL, come assistenti sociali, che da personale di ATI, vincitrice di apposita gara di appalto, come educatori e OSS. Sono proposte sia attività in casa per aiutarli nella cura del sé, (ad esempio la preparazione di pasti sani, l’attenzione all’igiene personale) nella costruzione di una convivenza serena, sia attività da svolgere all’esterno volte all’integrazione sociale nel quartiere, (ad esempio la frequentazione di palestre).

Nel caso in cui l’utente abbia difficoltà nella gestione del denaro viene affiancato anche da un amministratore di sostegno, con il quale si condivide un piano per aiutare l’assistito.

d – Chi mette a disposizione le abitazioni?

r – Le abitazioni possono essere di proprietà degli utenti stessi, in affitto da privati o dell’ATER. In qualsiasi caso gli immobili sono intestati agli utenti e non alla ASL, perciò non sono strutture sanitarie.

d – Gli utenti da chi ricevono il sostentamento economico?

r – Molti utenti percepiscono una pensione di invalidità, mentre in pochi casi lavorano. Spesso il reddito non risulta sufficiente e per questo ricevono un sussidio economico fornito dalla ASL per sostenere le spese mensili tra cui utenze e affitto.

d – Le famiglie degli utenti sono presenti nel progetto?

r – Esistono diverse realtà, spesso lontane tra loro: pazienti che per la loro età anagrafica non hanno più una famiglia, casi in cui questa ha invece preso le distanze non essendo disposta ad accettare e aiutare il familiare per il timore della sua malattia. Grazie al progetto ADP diversi utenti sono riusciti a recuperare il rapporto con i familiari, che si sono sentiti sollevati dal carico emotivo richiesto dal proprio caro, attraverso il supporto degli operatori.

d – Come reagiscono le persone esterne agli utenti dell’ADP? Ci sono mai stati casi problematici?

r – La situazione è molto variegata a causa di vari fattori.

Nei quartieri con un passato di integrazione e attenzione alla problematica della salute mentale vi è meno difficoltà nell’accogliere gli utenti o a trovare casa, mentre in quelli dove il tessuto sociale è meno sensibile sorgono problemi di stigma sociale.

Qualunque sia il caso, nonostante le occasionali difficoltà, gli utenti riescono ad integrarsi bene nel contesto di vita anche grazie all’aiuto del personale ADP.

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