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Il Trattamento di autori di violenza di genere

Adele Di Stefano
Dipartimento Salute Mentale ASL Roma 1
Responsabile UOSD Salute Mentale e Dipendenze in ambito Penale

Due elementi principali descrivono la drammaticità della violenza di genere: 62 milioni (cioè una su tre) sono le donne che nell’Unione europea hanno subìto una violenza fisica o sessuale a partire dall’adolescenza; più di otto uomini su dieci rischiano di tornare a commettere gli stessi reati se non sono presi in carico da un servizio o un centro d’ascolto per uomini maltrattanti.

I soggetti che si sono resi colpevoli di reati sessuali scontano la propria pena in un clima di isolamento ed emarginazione, che contribuisce al rinforzo dello stigma negativo ed amplifica il rischio di recidiva e di vittimizzazione secondaria.

Non vi è ancora diffusione di trattamenti interdisciplinari ed integrati per questa tipologia di comportamenti devianti, diminuendo così le possibilità di modifica degli assetti cognitivi, comportamenti ed emotivi degli autori di violenza di genere.

LA ASL Roma 1 ha sottoscritto nel mese di dicembre 2023 il Protocollo operativo relativo ai percorsi per autori di violenza domestica, sessuale e di genere o contro minori, promosso dal Tribunale di Roma che si inserisce nel più ampio impegno aziendale previsto dall’Accordo di rete per lo sviluppo delle misure di comunità (maggio 2022) cui partecipano, oltre al Tribunale di Roma e la ASL Roma 1, anche la Regione Lazio, l’Università Sapienza, il Comune di Roma, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna e altre Istituzioni.

È ormai consolidata l’importanza di politiche per lo sviluppo di servizi di protezione delle donne vittime di violenza di genere; in ambito sanitario tale impegno si è concretizzato a partire dalla implementazione di linee di attività che garantiscono una risposta competente ed adeguata nella rilevazione dei casi di violenza di genere rilevati in Pronto Soccorso. In modo molto più blando, e comunque non normato, è invece l’attenzione che il sistema sanitario e socio sanitario pone nei confronti dell’autore di violenza.

Il trattamento dell’autore di violenza di genere costituisce una strategia fondamentale delle azioni di prevenzione, finalizzate alla riduzione della recidiva e della vittimizzazione secondaria. Ma l’obiettivo principale del trattamento di maltrattanti e di sex offender è finalizzato ad evitare escalation del comportamento violento, intercettando precocemente segni e agiti rilevati da possibili diversi soggetti (familiari, reti di vicinato, forze dell’ordine, avvocati, ma anche servizi sanitari).

I servizi sanitari incontrano gli autori di violenza di genere in carcere, laddove il reato sia stato denunciato e sia stata disposta una misura cautelare o una condanna. In altri contesti il possibile autore di violenza di genere non è esplicitamente riconosciuto per il suo comportamento, che viene dal soggetto negato o minimizzato. È importante pertanto che il personale sanitario sappia riconoscere la problematica per poter avviare i trattamenti appropriati.

Due domande emergono costantemente nel dibattito su questo argomento. 1. Esistono trattamenti appropriati per questi casi? 2. Il servizio sanitario è chiamato in qualche misura a concorrere alla realizzazione di tali trattamenti? Le due questioni sono intrinsecamente connesse.

I trattamenti prevedono che siano considerate tre prospettive del comportamento violento:

  • Psicoeducativa – con la finalità di potenziare la consapevolezza maschile in relazione ai temi della mascolinità nella sua impronta patriarcale e nel suo legame con la violenza e di riflettere sui modelli relazionali e sulla genitorialità
  • Criminologica – con la finalità di acquisire piena consapevolezza del reato e garantire strategie di monitoraggio, di tutela individuali ed istituzionali
  • Clinica – con la finalità di trattare i fattori correlati alla dis-regolazione emotiva e all’impulsività.

In ogni trattamento le tre prospettive citate sono presenti, ma con priorità, enfasi e strumenti operativi di diversa gradualità. Il trattamento più appropriato è quello che risponde al profilo del singolo autore di comportamento violento (preponderanza di elementi culturali, di comportamenti antisociali o di psicopatologia).

Tali trattamenti si inseriscono nel più ampio quadro della giustizia riparativa.

Il ruolo del servizio sanitario è quindi riferito al trattamento degli eventuali aspetti clinici, prevedendo il lavoro di rete e l’intervento integrato con le altre agenzie preposte primariamente a tale intervento (Enti operanti nel trattamento di autori di maltrattamento o di autori di reati sessuali).

Centrale diviene la formazione, al fine di rendere il professionista sanitario sensibile all’argomento e consapevole degli elementi sottostanti il comportamento di violenza di genere, per poterlo intercettare nei suoi primi agiti e promuovendo la consapevolezza degli stessi.

Inoltre il lavoro in questo settore prevede la necessità di una strutturazione del lavoro di rete, con definizione degli impegni di ogni soggetto coinvolto: in questa direzione si è strutturato il protocollo sottoscritto da ASL Roma 1 (con esplicito riferimento anche al modello di lavoro validato dalla Commissione Europea nell’ambito del Progetto Conscious), nell’ambito del quale il Tribunale di Roma ha sottoscritto Convenzioni con gli Enti del Privato Sociale che hanno condiviso la strategia generale assicurando la possibilità di effettuare trattamenti degli autori di violenza di genere, rispettosi dei principi e dei requisiti previsti dal Protocollo stesso.

Il Protocollo è riportato nel testo della Delibera Aziendale n. 26 del 10.01.2024.

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