
Marina Agostini DSM ASL Roma 1
Mariarosaria Barbera DSM ASL Roma 1 Coordinatrice Percorso ADP
Il supported housing del DSM della ASL Roma 1 è organizzato in un Percorso dipartimentale denominato “Assistenza Domiciliare Programmata (ADP) di tipo socio riabilitativo”. Tale segmento assistenziale, presente in tutti i territori della ASL Roma 1, segue attualmente n.154 pazienti di cui n.95 sono maschi e n.59 femmine. Tali pazienti vivono in n.95 appartamenti: n.19 di proprietà degli utenti, n.76 con regolare contratto di affitto intestato agli stessi. Pertanto queste abitazioni non possono essere considerate strutture, ma sono a tutti gli effetti case private, in cui il DSM svolge attività di supported housing come avviene per altre fasce di cittadini fragili.
Le case possono essere condivise (n.41), o individuali (n.54). Nella prima tipologia convivono da un minimo di 2 ad un massimo di 4 pazienti, proprio per evitare quella cifra che richiamerebbe una dimensione di tipo istituzionale e comunitario. Gli appartamenti individuali testimoniano l’intento di costruire “abiti su misura” rispettando desideri e condizioni di ciascuno. Anche se, a nostro avviso, la costruzione di situazioni di convivenza può rappresentare un buon strumento per affrontare attraverso un “noi”, la fatica della gestione della quotidianità, le difficoltà e i limiti personali, l’esposizione al mondo. E’ fondamentale costruire gruppi di convivenza basati sulla condivisione di affinità caratteriali, percorsi di cura, interessi e soprattutto imperniati sul consenso degli utenti coinvolti. Infatti dobbiamo sempre ricordare che si tratta di case private, “proprie” dei pazienti o perché proprietari o perché locatari. La mera giustapposizione tra pazienti genera, nella maggior parte dei casi, fredde convivenze, spesse conflittuali oppure veri e propri insuccessi.
I destinatari del Percorso ADP sono pazienti gravi, che non vivono in famiglia, stabilizzati clinicamente e dotati dei seguenti requisiti: riconoscono la propria malattia e riescono a convivere con i propri sintomi senza che questi pregiudichino la possibilità di vivere in una casa; sanno vivere in contesti sociali dimostrando la capacità di aderire a regole di civile convivenza; hanno accettato l’assunzione della terapia farmacologica come parte integrante della propria esistenza; sono capaci di sostenere le difficoltà emotive e relazionali correlate al vivere in una dimensione alloggiativa autonoma, dove la presenza degli operatori non supera le 4 ore settimanali per paziente.
Le figure professionali coinvolte sono assistenti sociali, educatori e OSS. Gli interventi sono rivolti al sostegno nella cura del corpo, dello spazio di vita, delle relazioni, con particolare attenzione all’inclusione e all’inserimento sociale dell’utente nel quartiere. La costruzione di legami di solidarietà e di reti sociali costituisce la peculiarità del nostro intervento, sia all’interno della casa che all’esterno, nel territorio. Siamo convinte che anche la casa può trasformarsi in una gabbia dove mura invisibili segnano l’isolamento e delineano forme di istituzionalizzazione domestica.
Il Percorso ADP non è un’isola, è parte integrante del sistema DSM, infatti collabora strettamente soprattutto con il Centro di Salute Mentale per tutti gli aspetti clinici relativi ai pazienti in carico, ma anche con il Centro Diurno o il Sevizio di Diagnosi e Cura in caso di ricovero. Inoltre collabora con i Medici di Medicina Generale per tutti gli aspetti della salute di case dei pazienti favorendo un collegamento e un raccordo costante, utilizza i servizi sanitari offerti dal sistema sanitario con particolare riferimento ai disturbi dismetabolici e cardio polmonari.
Gli utenti assistiti provengono principalmente dalle Strutture Residenziali a gestione diretta del DSM, dove hanno effettuato un percorso terapeutico riabilitativo. Un adeguato lavoro nella residenzialità psichiatrica costituisce la condizione indispensabile per il raggiungimento da parte del paziente della possibilità di tornare a vivere in una condizione alloggiativa autonoma, sia pur usufruendo del servizio supported housing fornito dall’ADP. E’ fondamentale infatti che i pazienti giungano a possedere i requisiti sopra citati, fondamentali per vivere adeguatamente e dignitosamente la dimensione dell’abitare.
Come avviene per qualsiasi cittadino l’utente dell’ADP esce dalla casa o per decesso o per necessità di maggiore assistenza causata da gravi limitazioni organiche sopraggiunte o da mutata condizione psicopatologica.
Quando un paziente esce da un appartamento assistito dal Percorso ADP non si ha un posto letto da occupare, ma va avviato il processo per la costruzione di una nuova convivenza possibile, tutelando sempre le condizioni e i desideri dei pazienti già residenti. La casa nella nostra esperienza si configura come un luogo di vita, dove svolgere l’esistenza in sicurezza e con grande libertà anche nella scelta dei conviventi.
L’inserimento in ADP si configura come l’esito di un buon percorso terapeutico riabilitativo che garantisca al paziente la possibilità di godere del diritto alla casa, all’abitare, all’inclusione sociale.
L’abitare si prospetta come il luogo privilegiato dove esprimere il proprio valore di persona con diritti e doveri, ricostruire un nuovo senso di sé, accedere ad una migliore integrazione sociale e ad una qualità di vita spesso insperata.