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IL SERVIZIO PSICOLOGICO DELL’ISTITUTO PENALE MINORILE CASAL DEL MARMO

Il Dipartimento di salute Mentale della ASL Roma1, opera all’interno dell’Istituto Penale Minorile “Casal del Marmo” di Roma, con l’apporto integrato e multiprofessionale delle diverse Unità Operative ad esso afferenti. Particolare attenzione viene prestata alla prevenzione, cura e riabilitazione della salute mentale e dei disturbi correlati all’uso di sostanze, dei soggetti minorenni o giovani adulti che l’Istituto ospita per un massimo di 81 detenuti (capienza massima prevista: 57 maschi e 24 femmine).

Ogni prestazione sanitaria assicurata al suo interno è disciplinata dallo specifico Regolamento di attuazione dei principi della Carta dei Servizi Sanitari per i detenuti, redatto in collaborazione e nel rispetto delle norme di sicurezza sancite dall’Ordinamento Penitenziario.

All’interno dell’IPM vengono assicurate: assistenza medica e psicologica per tutta la durata della detenzione, dall’accoglienza alle dimissioni; consulenza Serd e consulenza psichiatrica; presenza di personale infermieristico; continuità assistenziale (di notte e nei giorni prefestivi e festivi) per prestazioni non differibili tramite il Servizio di Continuità Assistenziale (ex guardia medica)

Il trattamento nel suo complesso è regolamentato dal DCA del 4 agosto 2015, n. U00383 all’interno del quale viene apertamente esplicitata una chiave di lettura dei comportamenti antisociali e devianti quali possibile espressione di un disagio di matrice bio-psico-sociale: la devianza rappresenta uno dei possibili esiti del disagio che un adolescente può vivere mentre affronta il faticoso e complesso compito di adattamento e socializzazione in una nuova fase del suo ciclo vitale. L’azione deviante, associata o meno ad un disagio socio-ambientale, può essere considerata una espressione all’interno di un quadro sintomatologico più problematico e caratterizzante una più chiara sofferenza mentale, espressione di una disfunzione o di un vero e proprio disturbo psicopatologico.

La particolarità di tale casistica, caratterizzata da bisogni multifattoriali e quindi “complessa” relativamente alla gestione clinica e al coinvolgimento di una rete di servizi e istituzioni, rende necessario un modello operativo di presa in carico e cura caratterizzato da una costante e indispensabile integrazione tra interventi sanitari, sociali e della giustizia. Ne consegue che ogni intervento sanitario è in stretta connessione con le diverse aree coinvolte sia all’interno dell’IPM (area educativa, area sicurezza, insegnanti), sia all’esterno (Servizio Sociale della Giustizia, Autorità Giudiziaria, Servizi sanitari e sociali del territorio di residenza del detenuto).

La presa in carico inizia con l’accoglienza del nuovo giunto. Le istituzioni coinvolte attivano un processo valutativo multidimensionale (aspetti psicologici, psichiatrici, sociali ed educativi). Per quanto concerne l’area sanitaria viene effettuata una prima visita a cura del Medico del Presidio Ambulatoriale ed entro le 48 ore un colloquio di valutazione psicologica a cura del Servizio psicologico operante all’interno dell’IPM (U.O.C. PIPSM). All’esito di questo primo incontro potrà essere richiesta anche una consulenza al Medico Ser.d e/o alla Psichiatra UOC PIPSM, essendo presenti, una o più volte a settimana, all’interno dell’Istituto. Le consulenze, ove necessario, possono essere attivate all’ingresso così come in qualsiasi momento del percorso detentivo del ragazzo/a. In questa prima fase conoscitiva il colloquio psicologico permette non solo la valutazione del possibile rischio suicidario/autolesivo/eteroaggressivo ma rappresenta anche una importante occasione di “aggancio”, nonché strumento per delineare un primo profilo conoscitivo/diagnostico utile a programmare i futuri interventi. Nella ricostruzione della storia della nostra utenza è frequente riscontrare legami di attaccamento disfunzionali con una presenza di sintomi di disregolazione già a partire dall’infanzia, così come – ricostruendo il loro iter scolastico spesso problematico – si riscontrano disturbi e difficoltà quali ad esempio, disturbi dell’apprendimento, diagnosi di disturbo oppositivo-provocatorio o ADHD, nonché consumo di sostanze spesso utilizzate quale tentativo di autoregolazione emotiva.

In conclusione la struttura residenziale del carcere impone gioco forza uno stile di intervento multidisciplinare, una presa in carico congiunta a più livelli (sicurezza, clinica, educativa, sociale). Tale caratteristica permette di restituire complessità ad ogni singola situazione evitando la parcellizzazione delle problematiche e degli interventi. Il sistema operativo complesso che si viene così a configurare, assume dunque una funzione operativa efficace, a patto che riesca a costruire una lettura unitaria e una concertazione di interventi “pensati” nelle situazioni che ha il compito di gestire sul piano clinico, trattamentale e della sicurezza.

 

Il Servizio Psicologico dell’IPM di Roma

Dr.ssa Lucia Chiappinelli, Dr. Francesco Burruni, Dr.ssa Giovanna Serafini

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