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COSTRUIRE L’ABITARE Il ruolo del supported housing in salute mentale

a cura dei volontari del Servizio Civile Universale UOSD LABORATORIO MUSEO DELLA MENTE

Sofia Cusumano, Alessandra Guarnaccia, Giovanni Matera, Marta Paolucci

 

Nella giornata del 30 novembre si è tenuto presso la sala Basaglia, del padiglione 26 del Santa Maria della Pietà, un seminario sul tema Costruire l’abitare, un progetto ADP (assistenza domiciliare programmata) promosso dal Dipartimento di Salute Mentale della ASL ROMA 1.

Dopo i saluti istituzionali e la presentazione del Direttore del DSM, dott. Giuseppe Ducci, la mattinata è proseguita con la visione di un cortometraggio diretto dal regista Gianluca Greco, docente presso l’università UNINT di Roma. Il corto dal titolo Volti e voci del supported housing, come ha poi sottolineato l’autore, ha cercato di sperimentare un possibile dialogo tra due realtà, apparentemente lontane, come il cinema e la psicoanalisi. Attraverso l’occhio della telecamera ha mostrato una sfaccettatura di vita presente nel territorio della ASL ROMA 1: ossia come ogni giorno si tenti di costruire l’abitare tra pazienti in cura al DSM e il tessuto sociale che li circonda. Tratti forti del corto sono stati le interviste, domande estemporanee a passanti e commercianti che quotidianamente si interfacciano con i vari utenti. È emerso come il sostegno all’abitare inevitabilmente coinvolga tutti, dalle figure sanitarie agli assistenti sociali che affiancano gli utenti per favorire un loro maggiore inserimento, fino a giungere ai singoli cittadini.

A seguito della visione del filmato e nel successivo dibattito si è evinto che gli utenti inseriti nel percorso ADP sono centocinquantaquattro, i quali vivono condividendo case: alcune ATER, altre private ove i pazienti hanno un contratto di locazione o hanno la proprietà delle stesse.  La cifra di questo percorso è quella di cercare di fornire un supporto affinché queste persone possano sempre più vivere in autonomia.  In tal senso la vita dei pazienti non è legata a strutture sanitarie bensì a una dimensione domestica presente in qualsiasi condominio e quartiere della città.

Tra gli interventi della mattinata riportiamo quelli della dott.ssa Mariarosaria Barbera, coordinatrice dell’intero percorso ADP, e della dott.ssa Giulia Picardo.

La prima relatrice ha presentato il modello adottato dall’ASL ROMA1 Una casa per sempre, atto a fornire un servizio di assistenza domiciliare agli utenti del percorso ADP, supportando, sostenendo e affiancando, in casa e fuori, chi ha una patologia grave (schizofrenici), con una buona stabilizzazione clinica.

L’equipe di assistenti sociali, educatori, OSS, presenti in questo progetto, supporta i pazienti all’interno delle abitazioni su vari fronti: nella cura del sé, attraverso l’attenzione ad una sana alimentazione, ad una corretta igiene personale ed alla costruzione di un rapporto con il medico di base; nel gestire una buona convivenza con gli altri coinquilini; e nel favorire l’integrazione nel quartiere. Un altro aspetto dell’intervento ha riguardato l’ambito economico della vita degli utenti, di cui una piccola parte lavora, un’altra percepisce una pensione, un ulteriore riceve un sussidio economico da parte dell’ASL.

La seconda relatrice, dott.ssa Giulia Picardo, ha poi sottolineato che è importante sostenere gli utenti, affinché seguano con attenzione una corretta dieta alimentare. In tal senso ha presentato i dati della sua ricerca con i pazienti ADP.

L’abitare autonomo passa inevitabilmente attraverso tutte quelle attività di quotidianità, tra cui il mangiare insieme e il mangiare bene e correttamente.

Ultima tappa della mattinata è stata una tavola rotonda che ha visto molteplici interventi di diversi esperti: Gianfranco Palma (psichiatra), Giuseppe Ducci (Direttore DSM ASL ROMA 1), Massimo Cozza (Direttore DSM ASL ROMA 2), Ilaria Marchetti (Direzione Inclusione Sociale Regione Lazio), Emiliano Monteverde (Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute Roma Capitale), Antonietta Lo Scalzo (Presidente Cooperativa Aelle il Punto).

Il percorso del supported housing implica in sé la compartecipazione di una più ampia platea, infatti oltre all’assistenza sanitaria il supporto abitativo vede la necessaria partecipazione di una componente regionale, di una sociale del Comune e di una associativa.

Successivamente sono intervenuti per la regione la dott.sa Ilaria Marchetti e per Roma Capitale il dott. Emiliano Monteverde, che riguardo la problematica dell’accreditamento di una casa da parte della regione, hanno osservato come ciò implichi che la dimora scelta dagli utenti sia parte del circuito sanitario e che quindi debba sottostare a norme e autorizzazioni proprie del comparto di appartenenza. Tuttavia, questo ostacola ampiamente la quotidianità di coloro che ci vivono e mette in discussione la stessa essenza del progetto supported housing finalizzato a favorire una dimensione abitativa non sanitaria.

In fine, è intervenuta la dott.sa Antonietta Lo Scalzo, presidente della cooperativa Aelle il Punto, che ha portato alla luce la necessità di vivere pienamente l’integrazione nel tessuto sociale. Tale propensione comunitaria porterebbe, nei consessi dei vari quartieri, ad accogliere gli utenti e a renderli parte attiva della comunità. Solo in questa maniera si può fare un passo in avanti rispetto allo stigma che purtroppo ancora oggi viene associato ai problemi di salute mentale. Inoltre, la dottoressa conclude sollecitando le altre ASL, la Regione Lazio e Roma Capitale a prendere come esempio l’innovativo modello dell’ASL ROMA1, essendo il più funzionale sul tema dell’abitare, in quanto mirato a fornire una risposta definitiva al problema, con l’obbiettivo di costruire, appunto, Una Casa per sempre.

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