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Adolescenza e organizzazione dei servizi

 

Giuseppe Ducci

Direttore DSM ASL ROMA 1

 

 

L’organizzazione dei servizi sanitari pubblici nasce dalla clinica e dalle nuove conoscenze scientifiche ed epidemiologiche e, solo successivamente, trova una cornice normativa che evolve all’evolvere dei bisogni e delle conoscenze.

Negli ultimi anni le conoscenze su quella fase della vita degli esseri umani che va dalla pubertà (11-14 anni) al completamento dello sviluppo cerebrale (23-25 anni), e che chiamiamo adolescenza, sono cresciute enormemente.

All’interno del paradigma fondante delle scienze naturali che è l’evoluzione, si è sviluppato il paradigma evo-devo, che coniuga la dimensione genetica con quella ambientale nel determinare traiettorie di sviluppo diverse.

L’ambiente è costituito da tutto ciò che interagisce con la mente (e il corpo) in formazione: le relazioni emotive ed affettive, le esperienze traumatiche fisiche e psicologiche precoci, anche in gravidanza, l’uso di alcol e sostanze d’abuso durante la gestazione, il contesto etnico e culturale, l’abuso di sostanze stupefacenti sempre più precoce, ecc. e che, soprattutto attraverso meccanismi epigenetici, modula lo sviluppo della mente e della persona.

Grande importanza ha assunto recentemente l’epigenetica delle relazioni precoci, con l’individuazione del maltreatment (da tradurre come inadeguatezza genitoriale precoce, Caspi 2014) come il Fattore psicopatologico generale, unico comune denominatore per le disfunzioni della resilienza, indipendentemente dal disturbo di cui il soggetto è portatore.

Tra gli stimoli sociali, nell’ambito 14-25 anni, ha estrema importanza la scuola, come luogo normato di interazione (e co-regolazione) fondante con i coetanei.

Nulla è quindi già scritto. La grande plasticità del cervello, oltre a farci finalmente superare l’annosa separazione tra biologico e psicologico, ci spinge a progettare traiettorie di cura e di riparazione in ogni fase della vita, e in modo particolare nei primi 25 anni di vita.

Di fronte a questi nuovi elementi di conoscenza si contrappone, in tutto il territorio italiano, un’organizzazione dei servizi mentali spezzata in due: i servizi per l’età evolutiva fino a 18 anni e i servizi per gli adulti dai 18 anni in poi.

Questa condizione così peculiare è l’espressione di un’altra peculiarità: l’Italia è l’unico paese sviluppato dove esiste una specializzazione medica, la Neuro-psichiatria infantile, che mette insieme la cura di disturbi molto diversi come le epilessie, le distrofie muscolari, le paralisi infantili, con i disturbi del neuro-sviluppo ad espressione psichica (autismo e ADHD, in particolare), i disturbi affettivi, le schizofrenie ad esordio precoce e precocissimo (VEOS) ed altro. In tutti gli altri paesi esistono invece sotto-specializzazioni per l’età evolutiva sia della neurologia (e neurochirurgia) sia della psichiatria. Inoltre, come abbiamo visto, il limite a 18 anni non ha basi cliniche o scientifiche, ma è diventato un orizzonte obbligato per tutti i servizi, con la conseguenza di transizioni difficili e dispersive che minano la continuità della cura e della presa in carico.

Altrettanto rilevante è il tema dell’individuazione quanto più precoce possibile dei soggetti a rischio per la manifestazione di disturbi psicotici, individuazione che prelude ad un intervento precoce, che permetta di ridurre il DUP (Duration of untreated psychosis), elemento fondamentale per determinare esiti migliori.

Appare evidente, quindi, come sia necessario costruire servizi in grado di seguire lo sviluppo dell’adolescenza, senza transizioni forzate a 18 anni dai servizi per l’età evolutiva a quelli per gli adulti, come avviene invece in tutti i servizi italiani, e di interfacciarsi con tutte le altre agenzie, a cominciare dalle scuole e dalle famiglie.

 

Nel 2016, nel DSM della ASL Roma E, è stato aperto il primo servizio dedicato all’adolescenza 14-25, con il nome di Unità Operativa Complessa Prevenzione e Interventi Precoci in Salute Mentale (PIPSM). Successivamente alla fusione con la ASL Roma A e la nascita della ASL Roma 1 (con un bacino di utenza di 1.090.000 abitanti), la UOC ha ampliato il suo intervento a oltre 110.000 giovani tra i 14 e i 25 anni residenti nel territorio di competenza.

Fin dall’inizio l’intervento si è sviluppato su 5 linee di attività principali:

  1. linea Penale, con la presenza nell’IPM di Casal del Marmo e nell’Area penale esterna
  2. linea Scuola, con la presenza in oltre 100 plessi delle scuole superiori del territorio, attraverso uno sportello di ascolto del disagio, gruppi di peer education e incontri con il gruppo classe, formazione per insegnanti e familiari
  3. linea Centri di Salute Mentale, con due sedi, per l’accoglienza, la valutazione, il trattamento e la presa in carico di tutti i disturbi mentali degli adolescenti
  4. linea Centri Diurni, con due sedi, particolarmente orientata verso il contenimento relazionale forte e la riabilitazione diffusa
  5. linea Residenze, con due Strutture Residenziali Terapeutico-Riabilitative estensive (SRTRe) dedicate, e due Gruppi Appartamento.

A queste attività si aggiungono la presenza nei Gruppi di lavoro integrati con i Municipi e la giustizia minorile, la ricerca in collaborazione con Università e IRCCS, e la formazione.

Inoltre, la UOC partecipa al Progetto Sperimentale Polo Cassia, costituendo èquipes totalmente integrate con altri servizi del DSM, come quelli per i disturbi alimentari, l’età evolutiva e le dipendenze.

I modelli di trattamento sono quindi totalmente integrati con gli altri servizi del DSM, e al tempo stesso altamente differenziati, come quelli per l’ADHD e i Disturbi dello spettro autistico. L’approccio è orientato agli interventi di provata efficacia, privilegiando interventi gruppali di terapia e psico-educazione, terapie farmacologiche appropriate anche per l’età, coinvolgimento dei familiari, obbligato per i minori, in tutte le fasi dei trattamenti.

L’obiettivo più ambizioso di un servizio così costruito è quello di ridurre la prevalenza psichiatrica o almeno di ridurre l’impatto dei disturbi più gravi sulla vita delle persone, attraverso la precocità e la continuità degli interventi.

È un obiettivo ambizioso e ancora i dati non sono sufficienti, visto il ristretto intervallo di tempo, a valutare l’impatto a lungo termine. Nel frattempo, la pandemia da COVID-19 ha comportato un aumento notevole dell’incidenza dei disturbi mentali in adolescenza, con un effetto nel medio periodo ancora da valutare.

I presupposti clinici e scientifici, tuttavia, restano validi e riteniamo che proprio l’esistenza della UOC PIPSM abbia permesso di intercettare di più e meglio i disturbi e offrire così una risposta di sanità pubblica più efficace.

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